Delle scritte su un pezzo di carta mi hanno fatto capire più di quanto abbiano fatto tre anni passati da una psicologa. (Sì, al liceo, sì, sono pazza.)

Ieri ero da California Bakery, con Stefano, al tavolo accanto al nostro due modelli che io neanche potevo guardare perché appena alzavo lo sguardo verso di loro li vedevo con gli occhi fissi su Stefano e allora vaffanculoallavita e “Ste fai qualcosa che se no io mi deprimo ancora di più.”
E, un po’ per ingannare il tempo che fuori pioveva e io ho il culo sempre più piantato alla sedia – ad una qualsiasi sedia, ci siamo messi a fare una lista dei pro e dei contro.

Lottare o lasciar andare.

Ho preso un tovagliolo, tirato fuori una bic, e iniziato ad elencare.
Lo fanno sempre, nei film, deve funzionare, se quella gente bella e famosa basa gran parte delle proprie decisioni a dei tovaglioli di carta.
Allora l’ho fatto io. E più che il risultato del chi ha vinto e chi ha perso, mi è servito perché ho avuto i miei peggiori incubi piantati lì, nero su bianco, davanti a me, e non ammassati uno sopra l’altro nella mia testa.
Mi sono chiesta se valesse la pena lottare, se poi dovevano tornare tutte quelle cose brutte del tovagliolo.
La risposta è stata questa:

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Ps: Delle scritte su un pezzo di carta mi hanno fatto capire più di quanto abbiano fatto tre anni passati da una psicologa. (Sì, al liceo, sì, sono pazza.)

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