Tramonto. Tiro le tende un po’ e un po’ no. Il sole si abbassa e mi finisce negli occhi.
Penso che mi farebbe bene non vedere per qualche attimo.
Lascio che la luce mi penetri dentro, chiudo gli occhi. E ti vedo.
Come ti ho visto qualche ora fa, nello sguardo di uno sconosciuto.
Forse chiudere gli occhi non è stata una grande idea. Li riapro.
Sono cieca e ho una voglia matta di prendere il nuovo set di piatti di mia madre e lanciarlo al muro.

Oggi dovevo andare alla mostra The little black jacket. Chanel.
Per fare 500 metri ho camminato cinquantacinque minuti, fino a quando mi sono ritrovata al punto di partenza.
Milano è un buco. Grande ma comunque un buco. L’abitudine di perdersi quando non si dovrebbe.
Ho bisogno di sostegno, lo scrivo ai miei amici. Si fanno sempre grandi risate, ma il sostegno non sanno neanche da quale pianeta provenga.
Chiamo un taxi. Fatto 30, faccio 31.
È tardi, ho lezione.
Riprovo più tardi, mi dico.
Più tardi ci ho rinunciato.
La storia della mia vita.

Penso che fra una settimana vado a farmi un tatuaggio.
Penso che lo sto facendo per te, anche se riesco ad ammetterlo solo a me stessa, nel buio della mia stanza, un attimo prima di addormentarmi, quando riproduco addosso i graffi che mi hai lasciato dentro.

Penso che tutto quello che faccio, quella patina che mi sto cucendo addosso, è tutto per te.
Penso che dovrei iniziare a fare qualcosa includendo me ed escludendo te.
Penso che è troppo presto. Ma che un giorno, forse.

Penso che il sesso avrebbe risolto le cose. Lo fa sempre, in un modo o nell’altro.
Avrebbe addolcito l’addio, rendendolo violento, e reale. Avrei potuto urlare tutto quello che ho dentro.

Dannato Johnny Cash.

I hurt myself today
To see if I still feel
I focus on the pain
The only thing that’s real

If I could start again 
A million miles away 
I would keep myself 
I would find a way