Mettete un sabato pomeriggio in centro, post sushi con Seba, io con un vestito nuovo, bianco, in pizzo.
Mettete che questa settimana non sono stata bene ed ho mangiato poco, venerdì letteralmente niente, e la sera ho ben pensato di ingurgitare un po’ di alcol (quantità indefinita), mettete che poi dopo il giappo avevo mangiato così tanto che ho ben pensato di prendermi tre litri di americano e poi, visto che continuavo a non star bene, qualcosa di zuccherato come un ICED CIOCCO LATTE.
Mettete tutto questo, sarà facile capire il perché io mi sia vomitata addosso. Sul vestito bianco di pizzo, nuovo. Giusto per mettere un po’ di brio.
Mettete poi il “Vomita nella borsa” di Seba, e io che nella disperazione lo stavo davvero per fare, e il suo “Noooo nella Dolce&Gabbana NOOOOOO” e per questo lo ringrazierò per il resto della mia vita.
Nella disperazione totale, le alternative erano tre: andare a casa di Sebastian e farmi dare qualcosa di suo, buttarmi sotto il primo treno della metropolitana, o andare a comprare un vestito.
Alternativa 1, prima un titubante sì poi un “Ho già la nausea così, figurati se passo davanti casa tua.” (NB: abita accanto a dove abitava il mio ex, cioè dove ho passato la stagione A/I 2013/14 quindi grazie anche no).
Alternativa 2, non può finire tutto così.
Alternativa 3, no other way.
Usciamo. H&M. Madre, Gesù, e tutti i santi.
Cosa ho dovuto sopportare, quanto dolore, per entrare da H&M a prendermi un vestito.
Concludendo: ne sono uscita viva, è un’esperienza che racconterò a dei possibili quanto improbabili figli, ho salvato la mia borsa preferita da morte certa, alla veneranda età di 23 anni ho scoperto che il latte fermenta.
E il vestito di H&M non è neanche così male.
Ps: Ho finalmente trovato cosa tatuarmi sul braccio sinistro.