Sentire della morte dell’attore a cui più è legata la tua infanzia è un po’ come perdere il tuo migliore amico.

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Sono le 6 di mattina, mi sveglio, senza un apparente motivo. Era un po’ che non mi capitava. Fuori solo il rumore di una cornacchia.
Prendo l’iphone per vedere le notifiche, “Grave lutto nel mondo del cinema.” Mentre mi si apre l’Huffington Post penso “Fa che non sia Sean Penn. O Tarantino. O Di Caprio.” Di Caprio è il mio attore preferito, giusto due sere fa ho rivisto Gangs of New York tutto d’un fiato, come se fosse la prima volta.
Sean Penn è stata un po’ la mia guida spirituale durante l’adolescenza, e Tarantino, beh, mi dispiacerebbe non vedere più un suo film.
Pensi a qualche attore, o regista, ma te ne vengono in mente solo un paio, come sempre in queste occasioni.
Poi lo leggi.

Io mi commuovo per qualsiasi cosa, ma difficilmente piango quando un attore o un cantante muore. Mi dico, grazie per quello che ci hai dato, ma alla fine non ti conoscevo. Ci sono così tante persone che ogni giorno muoiono, in silenzio, e forse meritavano di vivere più di te.
Un po’ mi sconvolsero Heath Ledger e Philip Seymour Hoffman. Quest’ultimo, più che altro perché non ho mai avuto il tempo di apprezzarlo come avrebbe meritato, e quando è morto ho sentito come se fosse troppo tardi.
Mi dispiace, poi, non esserci stata per John Belushi e per Cobain. Sono le mie morti mancate. Mi sento un po’ in colpa, non so esattamente perché. Ogni tanto ci penso. A volte spesso.

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Questa mattina, però, ho pianto. Le lacrime scendevano come fiumi e io non riuscivo a smettere. Robin Williams era uno dei miei attori preferiti, quello che più mi ricorda la mia infanzia, indubbiamente quello di cui ho visto più film e di cui ricordo addirittura i titoli (impresa ardua per me).
L’attore che c’è sempre stato, per un motivo o per l’altro, in ogni passaggio della mia vita.
Ricordo quando mi balenò per la testa di girare la costa orientale degli Stati Uniti alla ricerca di Patch Adams per la tesina della maturità. Era così assurda come idea che non la raccontai a nessuno, però la presi seriamente in considerazione. Rido perché avevo anche smesso di fumare erba.
Rido anche se penso allo shock di quando qualcuno mi disse che a lui proprio non piaceva quell’attore. “È uguale in tutti i film.” Come fa a non piacerti Robin Williams? È un po’ come sparare sulla croce rossa. Non devi insultarlo, queste cose neanche le devi pensare!
Avrò avuto circa dodici, tredici anni. Conclusi che per apprezzarlo ci volesse quel tocco di sensibilità in più e che a molti manca. Io l’avevo.
Stamattina ho pianto perché Robin Williams io lo conoscevo. O quantomeno lui conosceva me, mi conosceva molto bene.
E perdere lui è un po’ l’ennesima conferma che tutto passa e niente torna. Nemmeno i ricordi d’infanzia in cui tutto era magico, anche grazie a lui.

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Ciao Rob.

3 risposte a “Sentire della morte dell’attore a cui più è legata la tua infanzia è un po’ come perdere il tuo migliore amico.

  1. Commovente…Rob ha tenuto compagnia a tanti bambini per anni, siamo cresciuti con lui, abbiamo pianto con lui. è proprio vero dietro un grande sorriso si nasconde anche tanta tristezza.

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