E così, la prima relazione normale (sì, N-O-R-M-A-L-E) della mia vita continua, contro ogni pronostico.
Questo week end siamo andati al lago (di Como), dopo una litigata di quattro giorni su dove mangiare, tutto è bene quel che finisce bene.
Abbiamo prenotato al Market Place Restaurant, citato dal New York Times come ristorante comasco preferito dai newyorkesi.
Sono riuscita a dimostrare ad R. che per un ottimo pasto non sono necessarie porzioni abnormi, e lui è uscito miracolosamente con la panza piena e con un’esperienza mistica da raccontare.
Una cosa tira l’altra, e siamo finiti per restare incollati al tavolo per due ore, uscendo che ormai il sole stava già quasi svanendo tra le montagne.
Per la cronaca, sono riuscita a fare shopping anche lì.
Poi, finalmente, la camminata sul lungolago, quello che doveva essere il centro della giornata, che però io ho fatto un po’ a fatica causa pranzo.
Ammetto che arrivo il mio limite di fatica molto, troppo presto. Ma così è.
I colori dell’autunno.
I co-lo-ri dell’autunno.
Era tutto così magico che sembrava (quasi) di essere in Canada.
Mi sarei quasi arrampicata, su quegli alberi dorati.
D’un tratto quello che ho sempre amato ha smesso di fare paura, bastava solo avvicinarcisi un po’ di più per smettere di tremare.
(Appena tornati a casa ho sentito la necessità di buttarmi a capofitto tra la folla alla ricerca di un posto dove buttare via altri soldi, da brava milanese che sono, ma questa è un’altra storia.)