Immaginate una donna che, per una settimana al mese, è costretta a vivere in una baracca fatta di piante, circondata da escrementi e con la paura di essere aggredita da animali (e “uomini”), senza possibilità di contatto con altre persone, senza possibilità di usare acqua.
Pensate all’epoca delle caverne, per forza.
Non può essere altrimenti. E invece sì.
Mi ero ripromessa di non parlare della violenza sulle donne, non sono a favore delle giornate contro la violenza, contro l’odio. Per le donne, per i gay. Sono contro tutto questo. Non ci dovrebbe essere una giornata per ricordarci che l’odio è un brutto – bruttissimo male.
Non dovrebbe esserci il bisogno di dire “non devi farle male. Non devi considerare uno diverso da te un mostro.”
Ma girando sul Post ho trovato un articolo che parla della Chaupadi, una pratica diffusa nel Nepal. Abolito da quasi dieci anni ma ancora in uso nella parte occidentale del Paese.
Quella settimana al mese è la settimana in cui la donna ha il ciclo, quelle piante che sorreggono una capanna sono principalmente bambù, quindi un rifugio inesistente, Senza potersi lavare o venire a contatto con altre persone, perché si rischia di infettarle. Senza possibilità di coprirsi, di proteggersi dal freddo, dagli attacchi degli animali e anche da quelli degli uomini. Lo stupro non ha lingua, nazionalità.
E se non si viene stuprate o attaccate dagli animali, si può morire di ipotermia o bruciate nel tentativo di scaldarsi con del fuoco.
C’è comunque chi si ribella. Donne, ma anche padri di famiglia. C’è chi si ribella ma non è abbastanza, e non sarà abbastanza per ancora molto tempo.
Una vera e propria tortura. Un esilio che la donna è obbligata a subire solo per il fatto di essere, appunto, una donna.
Se si disobbedisce? Dio punisce, perché essere donna è peccato.
Ma essere donna è peccato anche lontano dal Nepal. E’ peccato intorno a noi.
Negli Stati Uniti quattro blogger hanno lanciato su Tumblr il “Project Unbreakable“, in cui hanno invitato donne che hanno subìto violenza a condividere quello che il loro stupratore diceva mentre stava abusava del loro corpo, della loro vita. Mentre le privava della loro dignità.
Tra migliaia di donne che hanno deciso di condividere le loro storie, anche uomini da piccoli finiti in un incubo ugualmente orribile, la pedofilia.
A volte penso che combattere sia inutile. Giusto, ma inutile. Specialmente dopo aver letto quei fogli, quelle parole. Non puoi credere che qualcuno le abbia anche solo pensate, e invece devi.
Non puoi credere che una donna, e un’altra ancora, e migliaia di donne abbiano dovuto sentire quelle parole, nel cuore e sulla pelle. E invece devi.
Fino a quando ci sarà qualcuno in grado di amare, ci sarà qualcun altro in grado di odiare.
Ma ricominciare è comunque, (quasi) sempre possibile.
La nostra forza siamo noi stesse, noi stessi. Siamo sempre e solo noi, ma questo è abbastanza.
Non sai mai quanto sei forte, finché essere forte è l’unica scelta che hai.
Chuck Palahniuk