Più che protesta sembra una vera e propria imposizione, quella di Jane Birkin alla casa di moda che ha dato il suo nome ad una delle borse più famose e richieste del mondo, per le quali c’è una lista d’attesa spesso anche di anni.
Hermes è simbolo di esclusività, ma quando si tratta di tutele e rispetto verrebbe da dire che tutto il mondo è paese.
Almeno così sembra: la PETA ha diffuso un filmato dove vengono mostrati gli orrori che avvengono negli stabilimenti in Zimbabwe e Texas a cui la maison ha affidato la macellazione (o tortura?) dei coccodrilli, la cui pelle viene poi usata per creare la famosa borsa.
“E’ da oltre 10 anni che organizziamo visite mensili ai nostri fornitori, controlliamo la loro conformità con le norme di macellazione stabilite da esperti veterinari e dalla Fish and Wildlife, e le regole stabilite dalla Convenzione di Washington del 1973 che definisce la protezione delle specie in via di estinzione.”
Forse non è abbastanza, e Jane Birkin si è messa in prima fila con la protesta scatenata dagli animalisti della PETA.
Nel video (che io non ho il coraggio di vedere) vengono mostrati dei piccoli coccodrilli torturati ancora vivi, mentre gli aprono il cranio e gli infilano degli aggeggi in metallo lungo la schiena, e altre cose che preferisco non scrivere.
Quindi?
Quindi lo staff di Hermes si è subito premurato di accertare i trattamenti in quegli stabilimenti, ma fino a quando non ci saranno certezze, l’attrice e cantante non vuole più che l’iconica borsa sia associata a lei.
E giustamente, aggiungo io.
Purtroppo non si può pensare di poter fermare i mali e le torture che gli animali sono costretti a subire in ogni angolo del mondo, ma ogni tanto qualcosa si può fare. E da chi, se non un personaggio stimato e conosciuto da più o meno chiunque?
Clap clap, Jane.