Un ristorante, del Lobster roll, un posto vuoto. Il tuo.

Ieri sera sono andata al giapponese, alla fine.
Ho ordinato dei robetti con l’astice ma l’astice OVVIAMENTE era finito.
Ovviamente.
Tutti ridevano, tutti stavano bene, tutti chiacchieravano, scherzavano, parlavano del più e del meno.
Io dopo ventidue anni di più e del meno mi sono anche stancata di parlare degli stessi più e degli stessi meno.
Eravamo dispari, c’era un posto vuoto. Per un attimo ho eliminato tutti da quel tavolo e ci ho messo te.

A differenza di quanto pensavi tu, io non mi sono mai aspettata niente da te. E mai l’avrei fatto.
Mi bastava solo avere della compagnia che ogni tanto cancellasse tutto. Solo tu ci riuscivi.
Poi però ho pensato che non era giusto, che non sarebbe stato mai giusto. Che non saremmo mai stati giusti noi.
Tu non meritavi così tanto e io non meritavo così poco.
Due persone così simili, ma due vite così incompatibili.

Forse mi fa anche comodo, continuare a pensare a te, a quello che ho perso, a quello che non ho mai avuto,
Mi fa paura pensare a qualcosa, a qualcuno che ancora non conosco e che per una volta potrebbe darmi il bene che merito.

Giulia, guardati il posto.
Don’t think twice, it’s all right.
Lo capisci? Va tutto bene. Va sempre tutto bene.
E sorridi, che prima o poi te ne convincerai.

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