Californication, ritorni, Death Cab. Le vacanze rigenerano tutti tranne me.

I buoni propositi di studio che mi ero prefissata sono andati sfumando nel giro di qualche frazione di secondo, stamattina, quando mi sono rituffata nel letto dopo ben tre ore e mezza di sonno (perché le vacanze rigenerano tutti tranne me) e schiacciato play su una maratona di Californication che, cristo santo, cosa mi dice il cervello.
Vorrei scrivere solo insulti, parolacce, qualche sana bestemmia, perché è questo che ho dentro. Solo questo.
Allora via a pensare a tutte quelle persone che mi hanno reso la persona insicura, autolesionista e misantropa che sono oggi.
A tutte quelle persone che hanno saputo ingannarmi con lo sguardo di chi non ha niente da perdere.
Solo io avevo tutto da perdere. E l‘ho perso. L’ho perso ogni volta.

Alla fine della 1×07 partono i Death Cab.
Il pensiero si sposta, vola più lontano, all’ultimo anno del liceo passato sui sedili del Suv di Stefano, ad ascoltare Death Cab e Snow Patrol in loop, e a quanto ho sofferto, mentre io sognavo lui e lui sognava la mia migliore amica.
Se penso però a quanto stavo bene, anche, soprattutto. A quanto le cose erano facili anche quando erano difficili.
A quanto erano belli i tramonti visti da quei vetri sporchi.
Con le dita vado a tempo del pianoforte di Passenger Seat. Non mi serve nemmeno chiudere gli occhi per mandare via il tempo che è passato ed ha portato con sé tutto quello che avevo.
Lo sento qui, in mezzo alla gola.
Lo sento.

E’ una bella sensazione, credo.

The darkest country road
And the strong scent of evergreen
From the passenger seat as you are driving me home ..