Ogni volta che torno a Parigi imparo sempre cose nuove e mi ricordo di quelle che ho, volontariamente o meno, speranzosamente rimosso. Tipo:
– MAI e poi MAI viaggiare in una domenica di ponte;
– I francesi non è che non sanno parlare inglese. Semplicemente non lo vogliono fare;
– Però sono simpatici e cordiali, a differenza delle voci che circolano nel resto del mondo dovute a chissà quale rancore di chissà chi verso chissà chi;
– Per quanto tu possa prepararti al freddo barbino del nord, non sarai mai abbastanza pronto. E quando una bufera ti coglie appena esci dall’hotel, non te la togli più di dosso, ti rimane impiantata dentro, nel cervello, per tutto il giorno;
– I Jardin des Tuileries in autunno sono la cosa più spettacolare che esista nell’intera galassia. Essenzialmente lo è tutta Parigi, ma i Jardin des Tuileries soprattutto;
– Starbucks = figata everywhere, ma non in Francia;
– Il tempo passato nelle Galeries Lafayette non sarà mai abbastanza;
– I cioccolatini souvenir di Maxim’s che compri ogni volta per i tuoi amici non saranno mai abbastanza;
– La sveglia la mattina sono i clacson per la strada, perché i francesi sono incazzosi e testardi;
– La sera fa meno freddo del pomeriggio ma, reduce della brutta esperienza delle ore prima, la sera la passerai inevitabilmente sotto le coperte in modalità sauna;
– La CNN alle 4.30 di mattina discute di Bloomberg;
– All’ottava volta che visiti il Louvre ti senti esattamente come la prima: totalmente fottuto mentre ti domandi “E mo’ dove vado?”, alzi lo sguardo dalla cartina cercando salvezza nello sguardo altrui, e ti accorgi che anche tutti gli altri stanno cercando salvezza nello sguardo altrui.