Elisa – Live in The Clubs. Un concerto per coppiette che ho vissuto DA COPPIETTA.

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Potevo non dedicarle un post?
Ci ho sperato tanto, in questo concerto. Non come quelli che aspetti da tutta la vita, ma come quelli che capitano al momento giusto. Una sorta di espiazione, di riparazione.
Di rinascita.
Elisa è stata parte di questo mio processo durato mesi, tuttora in corso. Un processo di dolore e riconciliazione con me stessa, perché Elisa riesce a passare oltre la banalità di un cuore spezzato come pochi altri.
Live in The Clubs è stato un live maturo, per pochi intimi, senza effetti speciali, solo l’essenziale: lei e la sua voce. Esattamente quello di cui avevo bisogno, ho fatto di tutto per convincere R. a venire con me.
Per la prima volta nella mia vita sono andata ad un concerto per coppiette DA COPPIETTA. Se ci sono riuscita io, davvero, confidate nell’enorme possibilità che vi offre il mondo ogni giorno. Scavate nei cassonetti, andate all’Esselunga tutti i giorni e non abbiate paura di entrare in un ristorante etiope. Il vostro lui vi troverà. (Grazie al cielo io non ho dovuto spingermi a rovistare nei cassonetti, ma c’è sempre una prima volta nella vita.)
Una miriade di milf wanna be, il target era 30-40 anni, R. ci rientrava perfettamente, io no, ma tant’è.

Voglio prima fare una dovuta precisazione, martedì avevo febbre e placche in gola (due giorni dopo, la situazione non è cambiata, mi sono persa la settimana di sole dicembrino milanese, io non ne posso più e domani mi aspetta una simpatica visita dal medico, yee), da apprezzare il fatto che io provi a sorridere anche nei momenti più difficili:
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R. me l’ha mandata dicendomi che mi sarei presa una polmonite, lui avrebbe forse preferito essere sul divano a vedere la partita decisiva per la Juve in Champions ma, in barba alla sua drasticità, ne sono uscita vincitrice.
Più o meno.
Per la seconda parte del live mi sono attaccata alle transenne del mixer e ho assunto una posizione da nazista perché se mi fossi mossa avrei probabilmente rigurgitato i quintali di medicine che sto infilando nel mio povero stomaco da quasi due settimane.
Mi è dispiaciuto non essere riuscita a vivere questo concerto come avrei voluto, ma sono riuscita ad esserci e a sentire le parole che volevo risuonassero sul mio cuore come promemoria ogni volta che ho l’umore a terra, e questo mi basta.
Tutta questa lunga parentesi per dire che ho fatto giusto un paio di foto e di video (sia perché non stavo bene sia perché sinceramente volevo godermelo), e che non ho pensato a fare i video orizzontalmente e che, dato che l’unico modo (che conosco) per mettere i video su questo blog è youtube, dovete subirveli in piccolo.
Ho comunque constatato la mia capacità di essere multitasking: con una mano facevo i video, con l’altra tenevo la mano di R., cercavo di non svenire, piangevo, cantavo (ok, muovevo la bocca, ringraziate il mio mal di gola).

Quella di Elisa è, a mio parere, la voce più bella che l’Italia abbia mai avuto, è uno dei nostri grandi orgogli, e non l’ha smentito. Semplicemente impeccabile.
Per tutte quelle persone che “oh che palle, Elisa”, evidentemente non conoscono le sue canzoni. Ha dimostrato di essere una vera rocker, scatenandosi come non credevo potesse fare, con canzoni come Together e It is what it is.
Nonostante i numerosi testi in inglese durante tutta la sua carriera (in cui risulta perfettamente credibile, a differenza di molti altri), non ha perso le sue origini e la sua semplicità.

So I put my arms around you, around you
And I hope that I will do no wrong
My eyes are on you, they’re on you
And I hope that you won’t hurt me ..

E’ stato piacevole riconoscere quasi tutto il suo repertorio (a parte quelle del nuovo album) e ricordarsi i momenti della mia crescita influenzati da ogni singola canzone. Luce, il mio inizio. Poi Labyrinth, Una poesia anche per te, ma anche Together, Rainbow, Electricity.
E, ovviamente, quelle che più aspettavo e temevo: Dancing e Heaven out of hell.
Unica pecca, non ha suonato Sometime ago, ma probabilmente è meglio così, avrei seriamente rischiato un infarto.
Ad un certo punto ha fatto salire sul palco Jack Savoretti, un artista inglese che ha intrattenuto il pubblico prima che arrivasse lei.
Hanno suonato Hallelujah. Solo poche voci sono in grado di ricreare l’atmosfera magica che si crea appena partono le prime note di quella canzone. Lei ci è riuscita, lui un po’ meno. Bellissima voce, ma Jeff Buckley non è per tutti.
Una volta finita, una ragazza dietro di me, con il rossetto sbavato e una eccentrica faux fur presa con grande probabilità da H&M, ha esclamato “Finalmente è finito questo mortorio.”
Io e R. ci siamo lanciati un’occhiata che diceva tutto, e ho ringraziato di essere lì con lui.
Lui che mi coccolava tra una canzone e l’altra e mi chiedeva come stavo, perché “non hai una bella cera”. Lui che mi teneva la mano e ogni tanto mi regalava qualche bacio, nonostante il rischio di infettarsi.
Avevo bisogno di sentirmi da sola, in alcuni momenti, espellere tutto il mio dolore dalle vene, ma la sensazione che provavo quando mi giravo e vedevo lui che mi prendeva la mano è indescrivibile.
Stare da soli è confortante, ma stare con qualcuno che vede qualcosa di speciale in te è una specie di miracolo.
Are you locked up in you counting the days?
Oh how long until you have your freedom, your freedom?

In questi giorni, quando mi ritrovo inevitabilmente a pensare a quest’ultimo anno, sto un po’ meno male. Lo devo a lui, che mi sopporta ogni giorno come se fosse il primo, e a lei, che in una sera mi ha dato quello di cui avevo bisogno per fare un passo avanti e smettere di farne indietro.

Se c’è una cosa che mi ha ricordato questa sera è stata la Speranza. Hope. Ce l’ho anche tatuato addosso. I momenti bui ci saranno sempre, ma come arrivano loro, arriverà anche la luce. Prima o poi arriva sempre.
Ok, ora datemi il mio Oscar.

Are you still praying the same prayers?
Are you still waiting for that same day to come?
Climbing the same mountain
You’re not getting higher
Running after yourself
You can’t let go
Hiding in that place you don’t wanna be
You push happiness so far away
But it comes back
To give you all that you’ve given before
To love you the way you do, like a mirror
Look in the air and catch that boomerang
Can’t fall anywhere else but in your own head

So make heaven
Heaven out of hell now ..

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