Non sono una di quelle persone che festeggia e inneggia alle varie giornate mondiali, ieri ad esempio era la giornata mondiale della Terra, ma a me sinceramente certe iniziative fanno un po’ salire il sangue al cervello: penso sia giusto movimentare l’opinione pubblica, parlarne al telegiornale, sul web, ma ogni volta trasformare queste giornate in eventi mi sembra ridicolo.
La Terra esiste 365 giorni l’anno da molto prima che noi iniziassimo a rovinarla. Se la trattassimo bene non ci sarebbe bisogno di una giornata all’anno per ricordarla!
Dovrebbe essere sottinteso, ogni giorno, anche solo con gesti alla base del comportamento civile che spesso ci dimentichiamo come evitare di buttare i mozziconi di sigaretta per terra o lanciarli dal finestrino dell’auto.
Ma comunque, non è di questo che volevo parlare.
Oggi è la giornata internazionale del libro, non l’avrei nemmeno nominata per le ragioni sopra, ma ne approfitto per condividere una citazione di un libro che ho appena letto.
Smith&Wesson di Baricco, che sicuramente tutti conoscete. (Dovete conoscerlo, è un ordine, ok?!)
Baricco è stato il mio fedele compagno durante la mia difficile adolescenza, a tratti davvero traumatica, ed è l’unico di cui compro i libri ad occhi chiusi. (Altrimenti leggo l’ultima pagina e decido se ne vale la pena :P)
I gusti, da quando avevo 17 anni, sono inevitabilmente cambiati, ma lui è la mia certezza che so mi accompagnerà sempre.
Ho preso Smith&Wesson senza nemmeno sfogliarlo, tanto che quando l’ho aperto per leggerlo sono rimasta un po’ di stucco (e non tanto positivamente) perché è una specie di finta opera teatrale (Baricco è nato con lo spettacolo e il teatro, ricordiamolo), e penso che sia il solito dannato genio!
Il libro non è stato quello che mi aspettavo, tranne alla fine in cui ho ritrovato il mio adorato scrittore ed ho capito il perché di quella struttura, di quelle pagine.
Le ultime sono qualcosa di indescrivibile, danno un senso non solo a tutto il libro ma all’esistenza, a quella di tutti, la mia, la sua, e anche la vostra.
“Non riesco a non pensare al buio là dentro, mi disse. [..]
Le avrei dovuto dire che tanti saltano nello stesso modo via dalla loro vita, oltre se stessi, rischiando tutto per sentirsi davvero vivi.
Tutti lo fanno chiusi nelle loro paure, chiusi dentro la botte mefitica delle loro paure.
Un posto piccolissimo, molto nero, dove sei solo, e fai fatica a respirare.”
Un buio in cui tutti capitiamo sempre più spesso, man mano che cresciamo, fino a sentirlo parte essenziale di noi.
Un buio che io conosco bene, e che una volta in cui ci entri, lasciarlo non è possibile.
Puoi imparare a conviverci, quello sì. E a tratti risulterà persino confortevole.