Settimana scorsa passeggiavo in centro con Stefano quando ci siamo imbattuti in un uomo armato di voce e chitarra, uno dei tanti che si trovano per le strade di Milano, tiriamo dritto senza farci nemmeno caso quando sento intonare una canzone che mai mi sarei aspettata di sentire, mi sono fermata, mi sono emozionata mentre Stefano mi guardava abbastanza incredulo.
A quell’uomo brizzolato con una voce potente e delicata ho dato cinque euro, anche se nell’impeto gli avrei dato tutto il portafoglio, tanto gli ero grata di avermi ricordato dell’esistenza di quella canzone.
Una canzone che non ascoltavo da tanto e che ho ascoltato per tanto.
Don’t let the sun go down on me.
(Brano scritto da Elton John nel 1974 ma rivisitato da lui e George Michael nel 1991 riscuotendo un successo planetario/em> e prendendosi i primi posti delle classifiche di moltissimi Paesi, anche se l’avevano già cantato insieme al Live Aid dell’86.)
E’ forse la canzone più triste di sempre, non parla di un amore perduto di una donna, ma dell’amore perduto per se stessi. Una perdita che tutti noi conosciamo, perché a tutti è successo di sentirci persi, o di non sentirci proprio.
Di guardarci allo specchio e vedere qualcuno che non siamo in grado di riconoscere.
Qualche giorno fa mi compare dalla pagina di Facebook dell’Huffington Post una notizia: George Michael si fa di crack, accompagnata da una foto con una persona che no, non può essere lui, ho pensato.
Tre anni e mezzo fa lo vidi in concerto, nel tour che ha organizzato insieme ad un’orchestra sinfonica con cui ha girato il mondo.
Ho sempre avuto un debole per lui, ed ho pensato che era veramente bello che un uomo importante come lui fosse restato lo stesso dopo tutto questo tempo. Che si fosse tenuto bene nonostante l’età non più giovane, pensi che una volta superati gli anni Ottanta uno possa superare tutto.
La voce più intonata che sia mai esistita, per me intoccabile, una di quelle persone che anche se il tempo passa per te non cambiano mai.
Un’esclusiva del (solito) Sun lo mostrano ingrassato. Disturbi di personalità, alcol, cocaina, marijuana, ecstasy ed infine crack. Un’escalation che abbiamo visto in tanti personaggi famosi prima di lui.
A quanto pare, George Michael ha passato un anno in una clinica in Svizzera, riuscendo a tenere i media lontani.
Non tre, quattro, cinque mesi, nei casini più gravi che conosciamo dalle cronache, ma un anno di rehab. Che è servito più o meno a niente.
I familiari temono per la sua vita, lui dice di stare bene.
Ovviamente nessuno pretende la stessa chioma e il sorriso di trent’anni fa, ma solamente tre anni fa (quando aveva 49 anni, se non sbaglio) l’ho visto con i miei occhi saltare da una parte all’altra del palco per tre ore con la forma fisica di un ragazzino, con la voglia di vita che ha sempre trasmesso.
Evidentemente qualcosa è successo, e tutto d’un tratto quella canzone mi sembra ora come non mai attuale, e mi chiedo se riuscirà a sconfiggere i suoi mostri o se finirà come tanti altri prima di lui nel giro degli irrecuperabili, abbandonati ai propri demoni.
Tutti noi meritiamo di riconoscerci quando proviamo a guardarci dentro.
I can’t light no more of your darkness
All my pictures
seem to fade to black and white
I’m growing tired
and time stands still before me
frozen here on the ladder of my life
Too late to save myself from falling
I took a chance
and changed your way of life
But you misread my meaning
when I met you, closed the door
and left me blinded by the light
Don’t let the sun go down on me
Although I search myself,
it’s always someone else I see
I’d just allow a fragment
of your life to wander free
But losing everything is like the sun
going down on me
I can’t find, oh the right romantic line
But see me once
and see the way I feel
Don’t discard me just
because you think I mean you harm
But these cuts I have,
they need love to help them heal ..
Rieccomi! Mia madre era una patita di George Michael e di Sting. Avevamo sempre in macchina una loro musicassetta (!), talvolta della loro produzione solista, talvolta di quando erano ancora negli Wham! o nei Police.
Talvolta metteva anche i Simply Red, gli Spandau Ballet e Janet Jackson, ma soltanto nei rari periodi in cui andava in overdose da Sting. : )
Per quanto riguarda i miei gusti musicali, sono più orientati verso la musica soul degli anni 70/80. Di quel genere ricordo con piacere:
Average White Band – Let’s go ’round again
The Brothers Johnson – Stomp!
The Commodores – Lady (you bring me up)
Dan Hartman – Relight my fire
Delegation – You and I
Dynasty – Here I am
George Duke – Shine on
Odyssey – Going back to my roots
Sharon Redd – Can you handle it?
Skyy – Here’s to you
Tavares – Heaven must be missing an angel
Teena Marie – I need your lovin’
Ascoltale: mi ringrazierai. 🙂
"Mi piace""Mi piace"