Ed eccomi di nuovo, nel letto di qualcun altro, a guardare il niente.
A non provare niente.
Dolore, rabbia, amore, sottomissione, ci sono così tante emozioni che si possono provare quando ci si trova in un letto che non è il tuo, e invece non sento niente.
L’ultima volta che avevo guardato il vuoto, girata dall’altra parte mentre un uomo mi abbracciava, è stato con Francesco, che mi singhiozzava sul tubino nero comprato quella mattina, pensando che un vestito potesse cambiare le cose.
Noi donne ci speriamo sempre.

Ma quello che non avevo ancora capito al tempo, mentre Francesco piangeva sulla mia spalla, era che agli uomini non interessa risolvere i problemi.
Aspettano che lo faccia tu, e se tu non lo fai, cambiano spalla su cui piangere, e via così, una vita a lamentarsi degli stessi problemi con donne sempre diverse.
Perché non capiscono? Perché non gli interessa capire? Perché non ti cercano più? Perché se ne vanno?
Lo sguardo perso è la risposta a tutte quelle domande che mi frullano in testa in momenti del genere, e a cui so che non avrò mai una vera risposta.

Dopo un tot di “momenti del genere” dovresti averne uno gratis, come da Arnold col caffè, e poi decidere se vuoi legarti ad altri dieci caffè o essere libera di cambiare, andare dove vuoi, da Coffee Joint, ad esempio, o da nessuna parte, se vuoi disintossicarti dalla caffeina.
Sorridi e pensi che sarebbe più facile prendere un aereo (te, che hai paura di volare) e andartene da sola dall’altra parte del mondo. E, hey, l’hai fatto!
E ad un tratto capisci che la differenza tra l’Australia e la caffeina è che la caffeina è una droga.
Che vorresti tornare in Australia, ma che anche se non lo fai vivi lo stesso. Senza la caffeina invece no.
Caffeina, sesso, droga, rock’n’roll, forse era quello il senso.

(Eureka Skydeck 88, Melbourne. Gennaio 2018.)