Villa Invernizzi

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Nei momenti di difficoltà tutti noi abbiamo quei ricordi a cui ci aggrappiamo, un po’ per fuggire, un po’ per stare meglio.
Anche se sono ricordi dolorosi, ci rilassano, perché sono finiti, chiusi, impacchettati in qualche scatola dentro di noi, e non possono cambiare.

Quando sono in difficoltà il mio ricordo si chiama Francesco, ed è l’unica persona con cui sono stata di cui non ho più avuto notizie.
Sembra assurdo, ai tempi dei social, dove sappiamo tutto di chiunque, ma tra noi due c’è stata una scelta implicita e condivisa.
Frutto un po’ di tutte quelle promesse che gli esseri umani, ma soprattutto gli uomini non sono poi in grado di mantenere.
La differenza tra me e lui e me e tutti gli altri è che noi due abbiamo saputo fermarci quando faceva troppo male.

Ricordo che quando uscivamo passavamo sempre a vedere i fenicotteri a Villa Invernizzi, perché erano a due passi da casa sua.
Ma a me dei fenicotteri non interessava niente, volevo solo andare a casa e stare con lui. O andare da qualsiasi parte e stare con lui.
Adesso che Francesco vive a Bergamo (perché, anche se amava Milano e aveva promesso di non lasciarla, l’ha lasciata, esattamente come ha lasciato me) ogni tanto passo da Villa Invernizzi, ho tempo di guardare i fenicotteri.
Sono sempre lì, e sono sempre bellissimi.
Eterni, almeno loro.

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