The importance of stare dalla parte giusta del tavolo.

Tipica serata con le amiche. Quelle che ti hanno visto passare dalla tavola da surf che eri in secondo elementare ad una terza scarsa delle medie, ma che poi nel tuo fior fiore degli anni (cioè quando ti è sbocciata una fantastica quarta) non ci sono state più.
Le amicizie però si riciclano sempre.
Si torna ad uscire, ci si diverte, si beve, ci si racconta. Stavolta ce n’è pure una in più.
“Vale, anche la tua amica si chiama Giulia, vero?”
“Ehm no, Martina.”
“Ah scusate, le mie solite manie di egocentrismo. Non fateci caso.”
Racconto di quando lunedì a pranzo mi sono rovesciata la marmellata di peperoncino su un vestito bianco, per poi sfregare per bene e far uscire una bella chiazza rossa proprio lì, al centro, come decorazione.
Sono sempre la solita, dicono. Mi guardo dallo specchietto laterale della macchina.
Sì, sono sempre la solita.
“Sei anche andata da Burberry, vero? Ho visto la foto dove ti hanno truccato. Ma lo sai che quei rossetti lì, a lunga durata, che costano un sacco, contengono tanto di quel piombo che neanche ve lo immaginate?”
A parlare è una di quelle persone che ogni volta che rivedi devi chiedere cos’è che studiano perché proprio non ti entra in testa, e comunque non ti entrerà mai in testa, nemmeno dopo la quarantaduesima volta. Mai. A parte boh, “qualcosa sull’ambiente.”
Mi è venuto in mente di quando dicevo ad A. che doveva smettere di bere e fumare così tanto, trentasei è un’età ormai. Lui ogni volta mi rispondeva che si vive una volta sola. L’Hank Moody italiano, tutti io li trovo.
Riciclo la battuta, se lo può dire lui per quattro bloody mary di fila posso dirlo io per dodici rossetti di Dior.
“Vabbè, si vive una volta sola.”
Almeno a qualcosa si è rivelato utile. A.
Argomento che continua a tavola, quello del trucco.
Cercavo un sostegno tramite la psicologia del contrario, che però non puoi attuare quando sei al tavolo con delle future alcoliste anonime.
Sostegno richiesto per un nuovo correttore di Burberry appena acquistato che però “Vedete? Le occhiaie non sono sparite. Cazzo.”
“Quanto l’hai pagato? 40 euro?! Io con 40 euro entro da Kiko e mi compro metà negozio,” dice Martina, che ora capisco perché non si chiami Giulia.
E poi chi ci è mai entrata da Kiko.

Passando per una provinciale vediamo una prostituta in mutande e stivali. Inizio ad urlare scandalizzata. “Oddio, ma è nuda! L’avete vista? È nuda!”
“E perché ti scandalizzi? Tu poi?”
In effetti. Io poi.
“Non lo so neanch’io. Scusate.”
Dovrei smettere di scusarmi per qualsiasi cosa.

Sono al secondo giorno di ciclo. Mi spetta il posto davanti in macchina, il divano nel locale e tutto il cibo che voglio.
Trovo i nuggets sulla lista.
Mi viene un orgasmo solo a leggerne il nome. Li voglio. Li voglio.
“Ma perché ti ecciti così tanto? Te li servono in tutti i locali del mondo.”
Non nel mio, di mondo. però è bello esplorare nuove culture. Potrei farmi un viaggio in Cambogia st’estate.
Faccio un po’ di storie perché non voglio fare la parte dell’obesa di turno, però Chiara ha detto che li divide con me. Cambia tutto.
Dopo essermi informata sulla quantità e le dimensioni dei nuggets col cameriere che, ah ah, faccio ridere anche lui, scusa tanto se sono una donna, li ordiniamo.
Risultato: Chiara ha fatto in tempo ad addentarne uno e, dopo avermelo fatto notare, io, con tono sinceramente dispiaciuto, mi accingo a tirare fuori dalla mia bocca l’ultimo superstite per porgerlo gentilmente alla mia amica che altrettanto gentilmente rifiuta.

Partiamo con le storie. Chiara ha sempre appuntamenti nuovi con gnocchi nuovi. Dove li trova. Sarà che lei non mangia nuggets fritti alle 11 di sera.
E partiamo anche con le discussioni su come dovrebbe essere un primo appuntamento.
Se vuole ficcarmi il suo pene in bocca, come minimo deve aprirmi la portiera, per esempio.
Io e Chiara siamo da una parte, quella comoda, sul divanetto, e la pensiamo uguale.
L’ambientalista e Valentina dall’altra. Non la pensano così. Non ho capito se per il pene in bocca o la portiera.
Martina nel mezzo.
Iniziano le divisioni. Io e Chiara siamo quelle dalla parte giusta del tavolo.
Le single perenni.
Quelle che “La colpa è sempre degli uomini. Tu sbagli, ma loro sbagliano sempre di più.
“Brava Giulia, io la penso sempre e comunque come te.”
Brava Chiara.
Quelle che evviva gli uomini maturi, voi prendetevi i poppanti. Con chi non ha mai provato ad andare con un uomo adulto puoi vantarti di quanto ci sappiano fare con le donne.
Non ci credono.
Vabbè, almeno a letto, concedetemelo, dai.
A quello ci credono.
Fiù.
La parte giusta del tavolo.

Una storia tira l’altra. Si parla di adolescenti alle loro prime esperienze. La parte del tavolo sbagliata dice che anche i maschietti tutti pucciosi tengono alla loro prima volta. Ma chi ci crede. Non è interessata a me, figurati ad uno che a undici anni si nasconde sotto le coperte collegato a youporn dall’iphone.
“Poi dopo che scopano la prima volta, dal pene gli esce anche il cuore. Non c’è altra spiegazione.”

Un’altra storia.
“Ci ha provato con me, poi ho scoperto che era fidanzato. Ma ha detto di averlo fatto per amicizia.”
L’unica cosa che mi sconvolge è il fatto che ci siano donne che ancora si scandalizzano per comportamenti del genere.
“Gli uomini il concetto di amicizia lo contemplano solo tra di loro, esseri inferiori, degenerati, decerebrati.”
“Non hai molta fiducia negli uomini, vero?”
“Tantissima, non si vede?”
Poi ha attaccato con la storia che non sono tutti così. Io mi baso sulle mie esperienze, le dico, spero di trovare qualcuno che un giorno mi faccia ricredere. Vorrei anche dirle che quella che si dovrà ricredere sarà lei, ma è dall’altra parte del tavolo, e alla fin fine a me piace assistere alle favole.

L’unico momento in cui sono stata zitta è quando le mie due amiche dall’altra parte hanno iniziato a litigare. Visto cosa succede a stare dalla parte sbagliata, il Demonio prende il sopravvento.
“Giulia, ma tu non dici nulla?”
“Assolutamente no, due ragazze che litigano sono uno spettacolo. Figurati se poi sono entrambe tue amiche.”
Salvo poi che non ho resistito e con un’innocente alzata di mano alla ‘back to highschool’, me ne sono uscita con “Grazie perché mi sto rendendo conto di quanto sia bello essere single.”
Le amiche servono anche a questo. A farti capire che ogni tanto la tua autocommiserazione è più caritatevole della loro felicità.

Poi è inevitabile che esca Lui come argomento. Lui. E chi lo voleva tirare fuori.
Cerchi di cambiare tasto e stare sulla difensiva, tu, che parli sempre come un treno e non stai mai zitta. Si sarebbe notato meno se ti fossi puntata dei riflettori al neon addosso.
Racconti un po’ e un po’ no, poi la tua amica, l’ambientalista, la paladina della giustizia, quella dei no ai rossetti col piombo, riassume il tutto con un semplicissimo “Quindi, ci sei uscita per chiudere ma non hai chiuso e ora sei qui a disperarti come prima, no?”
Io non volevo metterla così, però se proprio vogliamo farlo.
Ecco perché parlo sempre tanto. Dissemino gli indizi.
“Ti facevo una da ‘la do e via’, e invece.”
E invece anche io ho un cuore. Scoprirlo è stato un trauma pure per me.
Guardarmi allo specchio, da ora in poi, sarà difficilissimo.

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