Week end outdoor: Mantova / Sirmione

Io e R. siamo andati a Mantova per il fine settimana, finendo poi a Sirmione.
Notizia delle notizie: Giulia è stata in un agriturismo. Prima volta della vita.
La verità è che ai miei avevano regalato uno di quei cofanetti smartbox, e dato che stava per scadere e loro non avevano tempo (e voglia) per usarlo, hanno ben pensato di darlo a noi.
Imbarazzo. I miei sanno che ho un ragazzo. Anzi, come ha detto mia madre quando ha scoperto la sua età “non è un ragazzo.. è un UOMO!!”. I miei sanno che facciamo “cose”. Imbarazzo elevato alla n.
Tanto che sabato sera, dopo aver deciso di non cenare (causa abbuffata del pranzo) e di restare in camera, nemmeno volevo dirlo a mia madre, perché già mi ero introiettata nella sua mente in cui io e R. facevamo cose oscene (che poi le abbiamo fatte, ma all’idea che mia madre possa pensarci NUOOO.)
Ma comunque, andiamo per ordine.

Complice il fatto che non c’era molto altro, poi che per una volta volevo accontentare R. e andare in uno di quei posti che a lui piacciono tanto, siamo finiti in un agriturismo (nuovo di pacca però, prima ho controllato attentamente) un po’ fuori.
Nel senso proprio sperduti nei campi, mancava poco che mi mettessi io a mungere le mucche.
Devo ammettere che il posto non era niente male, incredibilmente nuovo, pulito, ordinato, e grande. Un soffitto abnorme in cui sentivamo ‘cose’ muoversi durante la notte. Io ovviamente in panico. Lui cercava di tranquillizzarmi dicendo che sì dai, saranno gli scoiattoli.
Ma lo so che mi stava prendendo in giro. In realtà sul tetto c’erano orchi cattivi pronti a divorarci se avessero avuto l’occasione.
Non aiutava il fatto che ci fosse una vetrata al posto della finestra, che conducesse ad una specie di dehor personale collegato agli spazi comuni quali piscina e tettoie (?) in cui, col caldo, si fa colazione fuori.
Però che luce, la mattina.
Certo, non c’erano né il minibar né un intero set da bagno pronto ad accoglierci: solo il minimo indispensabile. Ma io mi ero già attrezzata di mio, le donne non si fanno mai prendere alla sprovvista.

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La colazione carinissima. Latte della casa, cereali, pane tostato, marmellate della casa, torte (della casa?), tazze e posate della casa.. ahah!
E’ stato un po’ come essere a casa, e credo che il senso degli agriturismi sia questo.
Insieme a noi solo un’altra coppia, oltretutto abbastanza scorbutica. Infatti, la signora che gestisce il posto si è fermata a parlare con noi. Tiè, coppia antipatica che mi ha rubato l’ultima fetta di torta al cioccolato!

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Poi, Mantova. Bella, carina, neanche così piccola. Anzi, per arrivare a Palazzo Te (che per tre giorni ho chiamato Palazzo DEL Te, solo poche ore fa la scoperta..) R. mi ha fatto camminare TANTISSIMO. “No no, non serve la macchina. Siamo quasi arrivati”, continuava a ripetere..
Chiese ok. Grandi, anche se questa cosa che bisogna fare per forza un’offerta per entrare (e che quindi proprio offerta non è) non mi va proprio giù.
Palazzo Te incredibile. E’ proprio vero, “una mini Versailles”.
Ma la cosa che mi ha colpito di più è stato il Teatro Bibiena.

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Non mi era mai capitato di sentirmi così parte di un’altra epoca, un’altra storia, come quando ho messo piede in quel Teatro.
Dato che io conduco la mia vita in base ad associazioni, la prima cosa a cui ho pensato è stato “Il fantasma dell’opera“. Essere protagonista di una tragedia, viverla in prima persona.
Salire poi sul palco, mettermi dall’altra parte, per una volta, e non avere nessuno spettatore. L’ho presa un po’ come metafora della vita di tutti noi. (Giulia e il dramma, una cosa sola)

In tutto ciò, mentre camminavamo e R. ammirava le mura cittadine, io mi scattavo selfie. In incognito.
(E anche il giorno dopo, ma quanto mi diverto fingermi una spia con questi occhiali? Idiozia mode on. Complice il vino.)

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Abbiamo pranzato alla Taverna Cinquecento, un ristorante che modestamente ho trovato io (come sempre) situato proprio nel centro storico, ad un passo dal teatro, dentro ad un palazzo antico.
Ho voluto andare a tutti i costi lì perché sapevo facessero carni particolari come renna, bisonte e CANGURO, che io volevo assolutamente provare.
Ecco, sabato il canguro non c’era. Strano! Giulia e la sfiga, ciak 28945027!
Ho comunque rimediato su un antipasto mousseline di ceci con gamberi e qualcos’altro, e pappardelle all’anatra che già avevo adocchiato..
Per finire con IL dolce, una mille voglie, come la chiamano loro, che mi ha riempito più di tutto il resto e che è stata fondamentalmente la causa della decisione poi di non cenare.
Ma ne è valsa assolutamente la pena.

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Giorno dopo. Colazione. R. mi mette fretta per truccarmi, ‘sti uomini.. Andiamo a Sirmione, sul Lago di Garda. Non ci andavo da quando ero piccola e avevamo la casa!
Poteva mancare l’appuntamento con la sfiga quotidiano? Certo che no! La strada per entrare nella lingua di terra dove poi c’è la città era chiusa, probabilmente per troppo traffico, quindi ci siamo dovuti fare 2.8km andata e 2.8 al ritorno A PIEDI.
Estenuante vedere come imploravo ad R. di andare “più piano” e di come poi venivamo sorpassati da ogni genere di essere umano: bambini, anziani, coppie in evidente stato di degrado psicologico.
Almeno era una bella, bellissima giornata, tanto che io ho fatto ciao ciao alle calze e via, gambe all’aria.
C’era davvero tantissima gente, i ristoranti erano pienissimi e menomale che abbiamo prenotato prima. Sirmione mi ha ricordato un po’ quelle città della Provenza in cui sono stata quest’estate (e negli anni passati). Ovviamente in versione ridotta e più turistica, ma è stata una visita piacevole.
Anche se qui mi ricorda un po’ la Thailandia.. 😛

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(poi pian piano le foto le metterò tutte su Instagram)

E poi niente. Ci siamo seduti su una panchina e abbiamo parlato di noi, del tempo, del passato che entrambi abbiamo e che si ripresenta ancora.
La verità è che l’unico modo per andare avanti davvero è accettare che la vita è cambiamento. Niente di più, niente di meno.

Ps: chicca del post, il mio primo selfie con gli occhiali da vista (che, ripeto e sottolineo, devo tenere solo quando sono in macchina e guardo gli schermi)

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