Pasqua 2019, Camogli.
Un anno dopo avrei detto tante cose, che sarei stata ancora single, ad esempio.
Che sarei diventata più accondiscendente con le persone, forse.
Ma mai, mai che non avrei messo piede fuori casa per oltre un mese. E chissà quando potrò farlo.
Probabilmente ho disimparato ad allacciarmi le scarpe.
Mi manca la mia fragile libertà, il tennis, i concerti (primo fra tutti, quello dei Foo Fighters), di cui aspetto la cancellazione da un momento all’altro, le risate con gli amici, la gioia dello shopping, i progetti per l’immediato futuro, i viaggi, le passeggiate in centro ad ascoltare musica, e sono tra le persone più fortunate, perché non mi ha tolto nessun caro, per ora.
Di sicuro, quando tutto questo sarà finito, dovrò fare ordine nella mia sempre più incasinata vita.
Che chi non è tornato adesso, nemmeno per un ‘come stai? sei ancora viva?’ non tornerà più.
Ho anche capito di dovermi trovare un fidanzato che sappia cucinare, perché io non ce la posso fare.
L’unica cosa che però posso fare è chiudere gli occhi, far partire i Nirvana e non pensare a niente, come quando avevo 15 anni e odiavo il mondo.
Anche se oggi il mondo non lo odio più.
Torneremo al mare, a guardare i tramonti.