Settimana scorsa, dopo quasi tre mesi, sono tornata in campo.
Il tennis, per l’ennesima volta, mi ha messo di fronte ai miei limiti.
Ho corso quasi tutti i giorni per due mesi e mezzo sul tapis roulant, credevo di essermi tenuta allenata, ma come tutte le cose quando pensi di essere pronto, in realtà non lo sei mai.
E il tennis, più di qualsiasi altra cosa, puntualmente me lo ricorda, senza girarci troppo intorno.
Ho rischiato un collasso, mi tremavano le gambe, ero così stanca da non riuscire ad emettere nemmeno un sibilo per lamentarmi, boccheggiavo come un pesce che viene brutalmente tirato fuori dall’acqua. La racchetta era diventata improvvisamente un’estranea, e ho pensato di aver disimparato a giocare.
Ma sono restata in piedi, fino all’ultimo minuto.
Tra le tante cose che mi ha insegnato il tennis c’è il credere in me stessa, che se non ci credo io non possono farlo gli altri.
C’è il non farmi abbattere dai momenti in cui credevo di farcela e invece no.
Questa settimana ho giocato altre tre volte, tutto è tornato alla normalità, e la soddisfazione di tirare colpi che nessuno riesce a prendere è valsa tutta questa fatica, quella spaesatezza, i crampi notturni.
Sì, il tennis mi è mancato tantissimo.